Non riesco più ad essere felice
(m27) Sento di aver perso interesse in tutto. A parte per i miei genitori, a nessuno importa di me davvero. Quando scrivo a qualcuno che conosco non ricevo attenzioni. Tutti i miei amici/coetanei si sono trasferiti e non ho nessuno con cui uscire. Frequento una palestra ma è sempre vuota, dovrei cambiarla ma avendo già pagato per tutto l'anno, butterei soldi. Nella mia città non ci sono attività per poter interagire con qualcuno della mia età, inoltre il mio lavoro mi sottrae molte energie e spesso non riesco ad organizzare niente anche se volessi. Ma non posso permettermi di lasciarlo perché a casa abbiamo una situazione economica difficile e non troverei mai di meglio dalle mie parti. Con quello che mi rimane dello stipendio non so che farmene perché non mi entusiasma più nulla se dovessi acquistare uno sfizio o qualcosa di simile. Non so se un percorso di terapia potrebbe aiutare perché so che queste cose impiegano molto tempo per dare risultati. Da piccolo, fino ai 12/13 anni, mia mamma non mi permetteva quasi mai di uscire e di confrontarmi con altri bambini. Di mio ero già un bambino timido ed introverso, però sentivo la voglia di socializzare e stare in compagnia. Sta di fatto che le volte che mi permetteva dì uscire e tornavo a casa sudato perché per esempio avevo giocato, mi sgridava e si metteva a gridare e io non capivo che avevo fatto di male. E passavo dalla felicità di un pomeriggio di giochi, alla tristezza di aver fatto qualcosa di sbagliato. Mio padre era sempre stressato dal lavoro e litigava con lei quasi tutti i giorni, anche in modo violento. Io ogni giorno speravo non succedesse e crescevo con l'ansia di dover assistere a questi eventi, e mi paralizzavo dalla paura quando poi si verificavano. Alle scuole elementari venivo schernito e umiliato da alcuni insegnanti perché avevo problemi di vista e non riuscivo a leggere bene dal mio banco. Non era miopia o qualcosa che si potesse aggiustare con delle lenti ma soffrivo di una malattia agli occhi che ha condizionato tantissimo tutta la mia infanzia. Questo mi portava ad assentarmi molto da scuola per evitare queste umiliazioni. Le quali arrivavano anche dagli altri bambini. Non sapendo cosa fare lo dicevo ai miei genitori ma loro non volevano cambiarmi di classe e non prendevano la cosa sul serio. Penso di essere cresciuto con la paura di sbagliare e di sentirmi sbagliato perché ogni qualvolta succede un evento negativo che mi coinvolge rimugino tanto sulle mie azioni, anche se in realtà non ho colpe. L'adolescenza l'ho passata per svariati anni praticamente da solo, senza amici, chiuso in me stesso, con evidenti problemi di socializzazione. Fortunatamente quest'aspetto è migliorato con gli anni, ma credo sia rimasta una sorta di cicatrice. Mi scuso per lo sfogo e grazie a chi leggerà.